Le festività Pasquali di una volta erano molto più importanti di quelle Natalizie, non solo per l’aspetto religioso ma perché la Pasqua era una vera e propria festa all’insegna dell’allegria e della convivialità, da trascorrere in compagnia della famiglia e degli amici più cari. Basta chiedere ai nonni di oggi di ricordare come trascorrevano la Pasqua, quando loro erano bambini, per vedere nei loro occhi la gioia e la felicità che queste feste portavano in famiglia. Se a Natale ci si riuniva intorno al fuoco cantando i canti natalizi, con l’arrivo della Pasqua si avvicinava la Primavera e finalmente si poteva tornare a vivere e giocare per strada.
Oggi ci sono le uova di cioccolata con la sorpresa per i bambini, c’è la colomba e perfino l’albero di Pasqua, con pulcini, rondini e fiori di pesco. Ma una volta questo periodo dell’anno era segnato da altri sapori, profumi e tradizioni che i nostri nonni non dimenticheranno mai, ma che col tempo vanno sempre più perdendosi.
Una volta non esisteva il detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. La Pasqua come il Natale era una delle occasioni dell’anno da poter festeggiare insieme a tutta la famiglia riunita. Si viveva la settimana Santa giorno per giorno, con grande entusiasmo, dedicandosi a tutti i preparativi per la festa.
Le funzioni in chiesa anche erano un momento da condividere con la famiglia: fondamentale era il momento della visita ai Sepolcri del giovedì Santo e la partecipazione alla processione del paese. Durante la settimana Santa i contadini si davano un gran da fare a seminare gli orti tranne il Venerdì Santo, perché in quel giorno era morto Gesù e, per rispetto non si metteva neanche un piede nei campi. Le donne accendevano il forno per cuocere il pane, quella pagnotta squisita che tutti non vedevano l’ora di mangiare. Il giovedì santo era proibito suonare le campane e tutte le immagini all’interno delle chiese venivano coperte da stracci color viola, il colore della passione. Il Venerdì Santo, si faceva un gran falò, fuori dalla chiesa e si accendevano le fiaccole per iniziare la processione.
E poi finalmente arrivava la Domenica di Pasqua! Si aspettavano le 10 e 30 e al suono delle campane tutti uscivano fuori dalle case, grandi e bambini e persino i neonati venivano tolti dalle loro culle. Tutti si recavano in chiesa, indossando un paio di scarpe nuove o qualche vestito ricamato con tanti sacrifici. Era un momento di grande felicità, di festa! Questa parola si notava ovunque, dalle donne che pulivano da cima a fondo l’intera casa e mettevano alle finestre panni, lenzuola e tutto quello che avevano, perché “prendessero aria”, dopo un inverno freddo e buio, agli uomini che per l’occasione sfoggiavano camicie bianche e scarpe lucide. Persino gli alberi a quel tempo sembravano più felici. I loro fiori erano più splendenti e più vivi e le rondini in volo, con il loro cinguettio, sembrava che partecipassero con gioia al suono festoso delle campane.
Cerchiamo di vivere il giorno di Pasqua con più semplicità, stando con la famiglia, a contatto con la natura, seguendo le antiche tradizioni dei nostri nonni e mettiamo da parte almeno per un giorno cellulari, pc e tablet. Il nostro cuore ci ringrazierà!