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Uno dei più grandi inconvenienti per gli italiani all’estero consiste nel dover rinunciare all’amatissimo caffè espresso.
Questo perché, nonostante il caffè non sia un prodotto originario della nostra Penisola, esso è riuscito ad entrare a far parte della nostra tradizione, divenendo un vero e proprio rito irrinunciabile per la maggior parte degli italiani.
Ripercorriamo allora la storia di questa iconica bevanda, dalle sue origini fino ad oggi.
Le origini del caffè
Le origini del caffè sono antichissime, si perdono nella notte dei tempi.
Questa pianta fu scoperta intorno al 500 d.C. in Africa, più precisamente nel sud ovest dell’Etiopia, nella regione di Kaffa, da cui, appunto, deriva il nome “caffè”.
Al tempo, in quest’area del continente africano le piantagioni di caffè crescevano selvagge e rigogliose, e da lì la loro coltivazione si diffuse progressivamente anche in Arabia e in Egitto.
Secondo una leggenda etiope, la scoperta degli effetti energetici del caffè si deve ad un pastore del luogo, che, osservando il suo gregge divenuto estremamente attivo dopo aver ingerito alcune bacche rosse di caffè, decise di assaggiarle lui stesso, giungendo così alla strabiliante rivelazione.
La nascita della bevanda
Mentre gli etiopi si limitarono ad utilizzare i chicchi e le bacche come spezie per la preparazione dei piatti, gli arabi, che non amavano particolarmente il sapore di questa pianta in combinazione con il cibo, iniziarono ad usarla per la preparazione di decotti, abbrustolendo i chicchi di caffè e tritandoli prima di farli bollire.
Fu in quel momento che nacque il caffè, inteso come la bevanda che noi oggi conosciamo.
Verso la fine del 1400, alla Mecca e a Medina sorsero i primi negozi di caffè della storia, e successivamente, intorno al 1554, nacquero a Istanbul le prime caffetterie, chiamate gahveh o khaveh.
Nella cultura islamica, che vieta il consumo di tutte le bevande alcoliche, il caffè venne subito considerato la bevanda per eccellenza da gustare nei momenti di socialità, durante i quali gli uomini si riunivano per parlare e trascorrere il tempo libero.
L’arrivo in Europa
Il caffè giunse in Europa intorno alla prima metà del 1500, in seguito alla sconfitta degli Ottomani e all’assedio di Vienna.
La leggenda narra che in quell’anno i Turchi, troppo occupati a fuggire, abbandonarono nei loro accampamenti numerosi sacchi ricolmi di chicchi di caffè.
Inizialmente, il caffè si diffuse nel Vecchio Continente principalmente grazie ai mercanti veneziani, che iniziarono a vederlo come bevanda medicinale a prezzi altissimi.
Il caffè inteso come bevanda arrivò in Europa solo cent’anni dopo, più precisamente nel 1683, quando nacque il primo caffè d’Europa, La bottiglia blu.
La passione per la bevanda esplose un po’ ovunque, e già verso la fine del secolo nel Regno Unito si potevano contare oltre 3mila caffetterie, mentre a Parigi sorsero circa 300 locali che servivano caffè.
In Italia fu invece ancora una volta un veneziano, Pietro Della Valle, ad annunciare, nel 1616, l’apertura del primo spaccio di caffè.
Il caffè oggi
Oggi, la maggior parte dei Paesi del mondo ha sviluppato una propria tradizione legata al caffè e al suo consumo, spesso molto diversa dalla nostra.
In Turchia, per esempio, il caffè viene preparato nel cezve, un tipico bricco di rame e ottone con un lungo manico.
Qui la macinatura dei chicchi avviene ancora con metodi tradizionali, utilizzando un particolare macinino di ottone, che preserva al meglio gli aromi restituendo una polvere finissima.
La preparazione è molto elaborata: il caffè viene messo in infusione e fatto bollire per due volte, togliendo il cezve dal fuoco tra un’ebollizione e un’altra e aggiungendo alla fine un cucchiaio di acqua fredda, per far depositare completamente la polvere sul fondo.
Una volta pronto, il caffè viene servito in tazzine basse e piccole, e sorseggiato lentamente.
In India, invece, il caffè viene aromatizzato con la cannella, mentre nei paesi arabi con il cardamomo.
In Etiopia, il caffè viene chiamato buna e si prepara ancora seguendo le antiche tradizioni. La macinatura è casalinga e l’infusione avviene all’interno di una particolare caffettiera in terracotta chiamata jebena.
A Vienna, il rito del caffè è molto diverso dal nostro. Nessun espresso consumato rapidamente al bancone del bar: gli austriaci preferiscono gustare con calma questa bevanda, accompagnandovi la lettura di un giornale o di un buon libro.
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