I temi ambientali sono stati riportati alla luce con forza da attivisti e studiosi, e sempre più persone stanno facendo piccoli passi per vivere una vita all’insegna del rispetto per la natura e per ridurre il proprio impatto sul Pianeta.
Sono nate tantissime aziende eco-green e molte altre di lunga data si sono adattate all’ondata verde cercando di assumere sempre più tutele, sia in fase di produzione che nella distribuzione. Questa è certo uno step necessario perché qualcosa cambi. Ma non tutti cambiano davvero.
● “Greenwashing”: la doccia verde
Questo termine fu lanciato negli anni ’90 per indicare una serie di aziende, risaputamente inquinanti, che iniziarono ad attuare forme di pubblicità ingannevole che li ritraevano come marchi ambientalisti ed ecologisti. Fu un’operazione fatta per nascondere sfruttamento delle risorse e del personale, per non perdere clienti e ottenerne di nuovi cavalcando le nuove necessità ambientali.
Purtroppo, di questo fenomeno non si può parlare al passato. Certe aziende continuano a costruire un’immagine di sé positiva, vicina ai valori ambientali, senza tuttavia seguire un concreto impegno (se non quello impiegato nella comunicazione).
● Come riconoscere chi mente?
Le strategie comunicative sono messe in atto da esperti del settore che, il più delle volte, saranno davvero in grado di dare un’immagine dell’azienda convincente e incrollabile. Esistono però dei dettagli che il consumatore può individuare che sono spie che qualcosa non sia esattamente come sembrerebbe a una prima occhiata superficiale.
Ecco qualche indizio:
– Non ci sono enti esterni che valutano il “bio”. Se un’azienda comunica scelte green e l’uso di risorse bio senza avere una certificazione formale, questo deve essere un campanello d’allarme per il cliente.
– C’è comunicazione vaga nei confronti del cliente. Hai dubbi sulla sincerità di un marchio e vuoi capire davvero da dove vengano certe risorse? Cerchi informazioni sulla distribuzione e su questioni di larga scala? Se chiedi all’azienda e non ti fornisce indicazioni comprensibili o esaurienti, apportando dati e certificazioni riconosciute, c’è qualcosa che non va.
– Pubblicità, colori e spot non rispecchiano davvero ciò che viene venduto. Enfatizzare molto su una componente consapevole e ambientalista, senza però avere nulla a che fare con quell’impegno, fa passare l’idea che ci sia una sostenibilità ma senza che ci siano altre prove a supporto se non… la pubblicità dell’azienda stessa!
– L’azienda insiste solo su una caratteristica del prodotto. Un’azienda non del tutto attenta alla sostenibilità cercherà di usare la strategia più vecchia del mondo, che è quella del “se non puoi convincere, distrai”. Punterà su un unico aspetto del prodotto venduto, come ad esempio l’impiego di confezioni sostenibili, ma non darà alcuna informazione sulle politiche aziendali, produttive e distributive (che sono quelle che creano un impatto maggiore!).
● Il nostro impegno, da sempre: natura, rispetto e gusto
San Lorenzo crede nei valori green e sposa l’alta qualità con il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori. Abbiamo a cuore la promessa di usare materiali riciclabili (sia nei packaging che negli imballaggi), di attuare la pesca sostenibile, di investire sui produttori locali per fare tesoro della loro esperienza e della loro storia. Portiamo sulla tavola di chi ci sceglie un’offerta di prodotti sicuri e concretamente certificati.